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giovedì 2 settembre 2010

“U stisso sangu” di Francesco Di Martino e Sebastiano Adernò.

Il film documentario “U stisso sangu” di Francesco Di Martino e Sebastiano Adernò,

fantasia o vita reale? “Storie più a sud di Tunisi”. Storia di clandestini. Di vita e di speranza. Di fughe per una libertà sognata. Di sogni che non si realizzeranno. E di certi che diverranno veri. Storie amare di gente che cerca un futuro migliore, e storie che si ripetono. Ma di più, vita di chi ha bisogno, di gente onesta che si accosta petto a petto ad altri che non sono di tutto rispetto, per i quali l’approdo nel nostro paese, è solo un territorio più fertile per loro misfatti.

Che fine devono fare ‘ste persone che arrivano affamate, sporche, stipate in un metro quadro di barca?

I centri d’accoglienza sono saturi e bisogna mandarli indietro?

Sinceramente, non mi sento di prendere una decisione del genere. Se ci trovassimo faccia a faccia con un uomo che ha un disperato bisogno d’aiuto, che sta morendo, chi di noi gli volterebbe le spalle? Che siano buone o cattive poco importa. E’ carne che non si mangia! E’ carne come la nostra che non vendi in nessuna macelleria!

Gli autori del documentario si sono trovati di fronte una realtà del genere e hanno voluto ripercorrere le loro domande con delle immagini. Hanno voluto che tutti potessero vedere quello che loro hanno realizzato cercando la verità nella verità.

Reportage da allegare ad un testo di educazione civica, che dovrebbe essere proiettato nelle scuole per indurre i nostri ragazzi a rispondere alle tante domande che si fanno intorno ai migranti. Perché si fa voce e da voce ad una indignazione, e ne parla con avvenimenti poco conosciuti: come quello degli afgani lasciati da tre giorni a sostare sulla banchina di fronte al CPT con l’ordine di non poter entrare e con l’obbligo di non allontanarsi, o della difficoltà nell’incontrare migranti e imprenditori disposti a raccontare come stanno le cose, perché nessuno, si sa, vorrebbe autodenunciarsi, come anche del “tour della transumanza”, lo sfruttamento di migranti avvenuto sulla via di Rosarno, Foggia e Castelvolturno. Un ottimo lavoro con un idea valida quella di Di Martino e Adernò.

Un lavoro che va oltre l’arte e diviene impegno sociale. Il problema è che le nostre leggi e l’atteggiamento della politica italiana si sono rivelate inadeguate in molti casi. Un esempio? Vi ricordate Cap Anamur? Cinque anni fa un gommone in rotta verso l’Europa ando’ alla deriva. La Cap Anamur intervenne, ma non fu possibile attraccare a Porto Empedocle, perché il governo italiano pretese che gli immigrati fossero accolti da Malta. Per 21 giorni la nave restò in mare. Assurdo. Non fu data una medaglia per aver salvato delle vite! Il capitano fu accusato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Con questo un invito a riflettere,soprattutto dopo aver visto il film.

Rosanna Maria Santoro

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