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giovedì 7 ottobre 2010
mercoledì 22 settembre 2010
Ciribalà di Mariangela Camocardi. Quando il cuore non ha età,la penna muove sempre verso nuove scoperte.
Discorsi importanti, come anche a volte futili.
Di tutti i tipi.
Sinceramente, sarebbe più opportuno soffermarsi in maniera differente e in misura maggiore in questo periodo della nostra vita, in questo tempo che mi va di chiamare “dissoluto” perché sforna ogni genere di linguaggio e distrugge l’integrità di quella che è il nostro italiano.
Vi siete mai chiesti se la tecnologia avrebbe fatto sbalordire un Dante, o un Ariosto? Chissà come avrebbe reagitoAlessandro Manzoni e se sarebbe ancora andato a lavare i “ panni in Arno”. Ciascuno di questi grandi ha provato a rincorrere la purezza della lingua italiana, e noi figli del consumismo e dell’incultura di una società votata al business, mastichiamo un linguaggio che fa “moda” solo per non essere tagliati fuori . Oggi il problema diviene arduo, non per i flussi migratori di gente che arriva da ogni parte, ma per l’affermarsi di un codice sempre più autentico per chi lo usa, striminzito e versatile per chi lo osanna.
Questo è il tema interessante che attraversa l’opera di una scrittrice nota ai più per essere la penna sacra del romance,quella signora del lago di Verbania che ha fatto sognare migliaia di casalinghe,come anche donne in carriera che non hanno mai riposto nel cassetto della loro anima un cuore che “apparentemente” è difficile ad innamorarsi. Mariangela Camocardi, autrice notissima del gruppo Mondadori,con Ciribalà, si presenta al pubblico in veste interessante: fa nascere una fiaba che sorprende e lascia senza parole perché osa un salto non comune a tutte le scrittrici.
Passare dal genere romance alla letteratura per ragazzi con grande dimestichezza come fa lei, non è facile. Mostra di avere una personalità consapevole del suo stile, che non limita la curiosità al genere romance, ma spazia con la propria scrittura, e va oltre rivelando un audacia non comune .
E’ risaputo che rivolgersi ad un pubblico giovane pone di fronte a delle responsabilità, soprattutto se si tratta dei più piccoli. Riuscire a legare l’elemento storia con l’elemento educativo è stato, a parer mio, un’azione eseguita alla perfezione. Come del resto promana dall’opera l’entusiasmo di un’artista che nelle pagine di questa sua creazione diviene fanciulla e svolazza di foglio in foglio per gridare l’indignazione di certe storture della lingua italiana, come se fosse lei stessa una ragazzina.
L’anima si trasforma e l’ amante infuocata lascia il palcoscenico al candore dell’infante che presenta magnificamente la piccola combriccola di personaggi educati a parlare bene : Gelsomina e Mannaggia, che hanno il compito preciso di far notare che esiste ancora chi l’italiano lo conosce. E così l’attenzione del lettore si sposta su questi protagonisti che indagano nella storia il perché di quelle parole usate dai ragazzi d’oggi: strani segni tipo geroglifici non chiari a nessuno , se non a loro solamente.
Intorno, un mondo variopinto di fate, gnomi e strani esseri,tutti fuoriusciti come un guizzo naturale e generoso dalla fantasia dell’autrice. L’invito alla ricerca dell’essenza della parola si muove silente, attento gioco che non pesa a nessun ragazzino; ed è allora che l’operazione “apprendimento in stato di benessere”, tanto declamato dai pedagogisti, si attua coinvolgendo il lettore senza rendersene conto. I colori di Chiara Buccio, accompagnano la bella fiaba della Camocardi sapendo trasformare in immagini i personaggidell’opera . Cavie di un esperimento di lettura, piccoli ascoltatori a cui questa storia bizzarra e simpatica ha suscitato l’emozione di conoscere . Quella che muove ogni ostacolo e ogni montagna. Basta un granello come questo per incominciare un’opera che pare molto, ma molto onerosa: salvaguardare la nostra lingua italiana.
Rosanna Maria Santoro
Mariangela Camocardi
Edizione a cura di :Alberti Libraio Editore alberti@albertilibraio.it
ISBN: 8872452430
ISBN-13: 9788872452431
Data pubbl.: 2010
Euro 20
giovedì 2 settembre 2010
” L’amore ci farà a pezzi " Andrea Malabaila
Il titolo di questo libro,” L’amore ci farà a pezzi “, sembra rimandare, alla canzone dei Joy Division.
Stesso titolo, diversa lingua, situazione sentimentale accomunata da un medesimo profondo sentire.
Da un dolore acuto che nel testo scritto da Andrea Malabaila è provato e elaborato dal protagonista Andy, grazie ad un accurata analisi introspettiva .
Causa: un amore che resta relegato in un luogo indefinito .
Lui, promessa del tennis, incontra in un forum su internet Monica, anche lei tennista proveniente dalla vecchia Germania dell’est, che si ferma in Italia per un anno ad allenarsi. A differenza del ragazzo, la giovane viene descritta come un personaggio che si pone di fronte alla vita con grande curiosità, quasi aspettando occasioni migliori di quelle che ha già avuto. Dopo un periodo di conoscenza in rete i due decidono di incontrarsi. Nasce qualcosa che è a metà strada tra l’amore e l’amicizia perché è volontà di lei riuscire a gestire due uomini, uno in Italia e uno in Germania, e di poter prendere il meglio dai due rapporti. Nonostante la buona fede e l’innocenza di questo modo di fare, la cosa porta l’altra parte ad essere quella perdente. Infatti chi fa le spese di tutto è Andy che si deve limitare ad una constatazione tristissima che non è elaborazione di un lutto per qualcosa che è finito, ma impotenza per qualcosa che mai è cominciata.
Ammissione di una verità che è quella che ciascuno riesce a vedere solo con l’ausilio della logica; più opportuna, ma che alla fine risulta difficile da rendere con atti concreti perché entrano in gioco i sentimenti. E’ come dire di non innamorarsi di una persona che è palesemente distante da noi, per poi cadere nella contraddizione di amare qualcuno che non ci renderà mai felici.
Eccezion fatta che per alcune ripetizioni, potrei considerare lo stile appropriato, con una scrittura asciutta ed efficace, che riesce a rendere adeguatamente due personaggi con identità diverse . L’approfondimento psicologico del protagonista è, a parer mio, l’elemento più importante e interessante del testo che non rende banale e anonima una storia d’amore comune a mille altre. Bella la metafora utilizzata dall’autore, quella del tennis, per la vita e l’amore perché alla fine restiamo soli con noi stessi e col nostro cuore . Null’altro. Anche se a volte si giocano meravigliose partite in doppio.
Andrea Malabaila non è alla prima stesura. Nasce a Torino nel 1977, e nel 2000 esce il suo primo romanzo “Quelli di Goldraike” pubblicato da Michele Di Salvo editore. L’8 ottobre del 2003, invece, il suo secondo romanzo “Bambole cattive a Green Park” (Marsilio), vincitore del Desenzano Libro Giovani. Nel 2007 fonda la casa editrice Las Vegas e i primi titoli si avranno all’inizio del 2008.
“Perché il tennis è la più riuscita metafora della nostra esistenza: si gioca da soli, qualche volta in doppio, ma alla fine ci siete soltanto tu e la pallina e, soprattutto, il battito del tuo cuore. Ho visto fior di giocatori crollare sul punto decisivo, magari con un colpo fiacco, come se avessero disimparato all’improvviso qualche sapevano fare fin da bambini. Invece era il loro cuore a essere andato fuori tempo, ad aver accelerato la velocità della palla o la percezione della stessa.” (L’amore ci farà a pezzi)
Andrea Malabaila,
L’amore ci farà a pezzi (Azimut)
160 pagine, 11 euro
Rosanna Maria Santoro
“Quella mattina a Noto” Enza Buono Carofiglio
Secondo classificato al premio Guerriero di Capestrano , “Quella mattina a Noto” è l’ ultima creazione della scrittrice Enza Buono Carofiglio, raffinata narratrice della memoria, con qualità letterarie certamente non da meno dei suoi più conosciuti parenti.
Per questo non da citare solamente in veste di mamma dei fratelli Carofiglio. Forse più celebri, ma non più bravi. Si sa, la vendita , soprattutto nel nostro tempo, non è metro di talento e capacità letterarie.
Osservando questa piccola donna di 81 anni si riesce a percepire che il frutto è mirabile perché il seme che lo ha generato aveva qualcosa da dare, e da dire.
Il breve racconto che l’autrice continua a presentare in questi giorni in tutta Italia trae spunto dalla vita stessa. Siciliana d’origine stabilita a Bari, città in cui vive, non ha mai scordato le proprie radici. E’ infatti la Sicilia, con la città di Noto, a divenire palcoscenico e scenario dei personaggi chiave della sua storia.
Siamo difronte ad uno dei pochi scritti in cui la fine si può leggere sin dall’inizio, e come nei romance accade che il lettore, nonostante ciò, continua sino all’ultima pagina.
Abbiamo tra le mani un testo di alta qualità letteraria che si avvale di un linguaggio raffinato e colto che si fa poesia, e che lascia trapelare i richiami dello studio dei grandi. E’ in questa circostanza che l’impronta della fine studiosa delle humane litterae è evidente: si assiste ad un periodare lungo e uno stile che mette in mostra l’amore che la anima verso la letteratura. Traspare la sua formazione letteraria e la passione verso una produzione che non è solo francese e russa.
Una scrittura non da business, slacciata finalmente dall’attuale letteratura angloamericana che ha invaso il nostro mercato.
Storia delicata di una sicilia a cavallo tra Borboni e Savoia, che descrive, attraverso i suoi ricordi, le tre figure chiave della trama: Mariannina, Lidduzza e Ituzza, donne che si sono battute per la libertà e l’indipendenza. Ritratto di tre vite dalla forza e dallo splendore interiore che trasuda dalle descrizioni di personalità che nulla hanno di banale, nonostante una vita comune a tante altre. Storie di realtà anagrafiche, vere perché vissute. Vite di vita che se non avesse vissuto non avrebbe potuto raccontare. Un modo di guardare la letteratura che ricorda quel“Vivere per raccontarla” di un grande come Gabriel Garcia Marquez, che ha conquistato la vita vivendola tutta, e come lui delinea una poesia della memoria con descrizioni psicologiche mirabili.
L’autrice sembra mostrare il desiderio di spiegare che ognuno di noi è la conseguenza di tante vite che anelano alla libertà. Il passato, la memoria sono i grandi protagonisti della scena di questa scrittrice che dimostra come le radici di ciascuno siano una scelta, ed è andando indietro nel tempo che abbiamo la possibilità di riconoscere i segni di noi stessi. Il passato è una cosa nel momento in cui lo si viveva ed è qualcos’altro nel momento in cui lo ricordiamo: si assiste ad una rielaborazione magnifica che avviene nell’ anima.
“La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”G.G.Marquez.
L’elemento più importante del racconto è il senso delle generazioni che si succedono, e in cui permangono mutate e diverse le generazioni precedenti. L’idea della continuità familiare viene espressa quasi paradossalmente dalla presenza della morte, come anche della vita stessa.
“Nulla ci da il senso della continuità delle generazioni come la morte”dice la stessa autrice.
Nonostante la diversa scrittura, Gianrico Carofiglio, riesce comunque ad agganciarsi armonicamente al resto dello scritto chiudendo con una bella finzione il racconto.
Enza Buono Carofiglio:
Nata a Noto , vive a Bari. Insegnante di lettere, ha collaborato con giornali e riviste letterarie pubblicando articoli e saggi su autori italiani e francesi. Tra i suoi romanzi ricordiamo Zaira (1993), Perché Teresa Raquin (1997), Arielle è andata via (2006).
“Quella mattina a Noto”
Prezzo 14 euro
Ed. Nottetempo
Collana narrativa
Pag. 144
Ean 9788874521418
Rosanna Maria Santoro
Repetita di Marilù Oliva.
Repetita di Marilù Oliva.
Thriller a sfondo psicologico che si concentra notevolmente sulla figura del protagonista: Lorenzo Cerè, un uomo imprigionato da un’infanzia di abbandoni e abusi da cui vuole liberarsi. Elemento che emerge nella trama è il sesso, che diviene sedativo di una vita che non accetta.
Una vita che indaga attraverso un viaggio nel tempo che non gli da pace.
Il passato, infatti, riaffiora continuamente attraverso il suo corpo e lo colpisce sotto forma di terribili emicranie e nevrosi. Questo passato, protagonista della sua stessa esistenza, diventa passione di ciò che è stato grazie ad uno studio minuzioso delle azioni degli uomini.
Lorenzo conosce nei particolari le vicende della storia, e nei suoi crimini si ispira ad essa con grande precisione. Assassino metodico non sbaglia un colpo ad eccezione della dottoressa Malaspina, personaggio che permette alla scrittrice di elaborare lo sviluppo dell’indagine introspettiva con ricadute anche sulla forma sintattica. E’ inoltre, importante perché è solo con lei che si viene a spezzare una catena di individui che l’hanno ripetutamente sfruttato facendolo sentire invisibile e deriso. Per lui l’omicidio diviene strumento di riscatto per dare prova della sua intelligenza, la sua cultura e la sua forza in un amaro grido di vendetta.
Pagina dopo pagina si scorge un altra persona; non più la faccia di un assassino: si scopre come quest’uomo che si presenta al mondo carnefice, altro non è che una vittima.
L’autrice, Marilù Oliva, nata a Bologna, città i cui vive, fa l’ insegnante di lettere alle superiori, scrive narrativa e saggistica. Ha lavorato per diverse redazioni, ed è stata direttrice artistica di una rivista di musica e cultura latinoamericana, coordinando e presentando programmi televisivi.
Le presentazioni del libro partiranno a fine ottobre e termineranno il 30 dicembre.
Da annoverare le tappe del
27 ottobre, ORE: 18.00, Libreria Feltrinelli di piazza di porta Ravegnana (sotto le due Torri), Bologna. Relatori: Barbara Barladi e Antonio Paolacci. Letture di Antonio Papa. Recitazione di Alessandro Berselli e Marcella Buldini.
3 novembre, Paguro Cafè di Reggio Emilia. ORE: 21.00. Relatrice: Eliselle
14 novembre, Piacenza, Libreria Fahrenheit, via Legnano, n. 16. ORE: 17.00.
Marilù Oliva con “Repetita”, Cristina Zagaria con “Perchè no?” e Alessandro Berselli con “Cattivo” parteciperanno insieme, questo giorno, al progetto: “Scrittori socialmente utili”
Diverranno“commessi creativi” per consigli e suggerimenti
Repetita di Marilù Oliva
Prezzo euro 14,00
Perdisa Editore.
Pagine 192
Isbn 978-88-8372-472-5
Rosanna Maria Santoro